L'ADOZIONE BANCARIA DI BITCOIN IN ITALIA

17.05.2024

Capita sempre più spesso di leggere notizie a proposito di gruppi bancari che innovano offrendo in qualche modo ai clienti la possibilità di investire in criptovalute o adottando soluzioni costruite su blockchain pubbliche per migliorare i loro processi interni.


Su tutte Banca Sella che da anni ha integrato i servizi dell'exchange italiano Conio (fondato da Christian Miccoli, ex banchiere ai vertici di ING Direct e Che banca! che ha lasciato il settore della finanza tradizionale per gettarsi a capofitto in quella che aveva fiutato essere la corsa all'oro del 21esimo secolo) attraverso l'applicazione Hype; grazie alla piattaforma Xtrading offre anche ETP (exchange trading product) su bitcoin.


Banca Generali ha fondato BGConio, anche se non è prevista la possibilità di movimentare crypto in entrata e in uscita ma solo l'acquisto e la vendita.


Fineco offre strumenti derivati come CFD (contracts for difference), opzioni e ETP per scommettere sul prezzo delle crypto più famose.


Che banca! offre ai clienti un fondo tokenizzato, Mediolanum ha costruito su Ethereum (la seconda blockchain pubblica per capitalizzazione e la prima per sviluppatori) un sistema per le certificazioni, Credit Agricole ha già ottenuto la licenza per cryptocustody grazie alla controllata depositaria Caceis, Deutsche bank ha avviato un programma che la porterà ad offrire servizi di cryptocustody e trading in virtù della partnership con la società fintech svizzera Taurus, BNL Paribas fornirà servizio di cryptocustody grazie alla partner Metaco. 


E' evidente come oramai nel 2024 molti gruppi bancari si siano resi conto che sposare questo movimento sia molto più conveniente rispetto ad osteggiarlo.

Nonostante un simile stadio avanzato di adozione, capita purtroppo ancora di imbattersi in istituti bancari che si ostinano a combattere tale rivoluzione finanziaria vista come una minaccia: recentemente ho parlato con un direttore di Unicredit, la più grande banca italiana, a proposito di uno statuto interno che vieta tassativamente l'argomento criptovalute in sede di consulenza e addirittura anche il possesso a titolo personale, pena il licenziamento. Avete capito bene, un dipendente Unicredit non può aprire un account personale su un exchange regolamentato e comprare bitcoin per se stesso; una vera e propria privazione di libertà personale.


A proposito di ETP è davvero bizzarro il comportamento di Consob, l'ente italiano di vigilanza dei mercati finanziari, che non ha ancora consentito il listing dei principali ETP crypto-based su Borsa Italiana. Allo stato attuale un investitore italiano che volesse accedere a tali strumenti può farlo solamente connettendosi attraverso un intermediario con borse europee ed extraeuropee.

Paradossalmente però è possibile negoziare a Piazza Affari panieri azionari tematici di aziende che operano nel settore crypto e che hanno avuto un andamento nettamente inferiore rispetto a bitcoin, al momento della stesura addirittura -53% dal listing: è il caso dell'ETF Vaneck Crypto And Blockchain Ucits Etf che sovrappongo al grafico di bitcoin a partire dal lancio datato 20 Maggio 2021.

Da  Maggio 2021:

                             BTC +41%

                             DAPP -53%

E' piuttosto divertente (ma pure scoraggiante) pensare a Consob come ente che protegge gli investitori che impedisce loro di accedere a strumenti dalle evidenti performances superpositive come uno dei tanti ETF a replica fisica listati oramai sulle borse di tutto il mondo. Che voglia proteggerli dal guadagnare troppo forse?

D'altronde siamo in Italia, siamo talmente abituati a non capire da smettere addirittura di farci domande: a questo punto c'è chi china il capo e chi trova soluzioni fuori dal recinto.